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Recensione “Lolita” di Vladimir Nabokov

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.» 

  La parola “Lolita” nell’immaginario collettivo fa pensare subito alla parola “Lolicon”, un genere erotico degli anime hentai che si focalizza su giovani ragazze prepuberali, ma anche alla Lolita fashion, una sottocultura fashion originata in Giappone che si basa sugli abiti ispirati all’epoca vittoriana dall’aspetto infantile e carino, e dai suoi sottogeneri come il Gothic Lolita o il Sweet Lolita. 
  Anch’io come molti lo conobbi in questo modo, e fui curioso di sapere da dove si fosse originato il termine, per cui appena ebbi la possibilità presi dalla biblioteca il tanto parlato romanzo di V. Nabokov, per appunto, Lolita. 
  So che già innumerevoli recensioni sono state fatte su Lolita, sicuramente più ben fatte e analizzate meglio, ma ci tenevo comunque a spendere due parole e qualche osservazione personale nuova su di essa. 
  La storia parla di Humbert Humbert, un professore di letteratura francese che decide di lasciare la cattedra e di dedicarsi alla scrittura, e decide quindi di trasferirsi nel New England, dove affitta una stanza nella casa della vedova Charlotte Haze. Qui egli conosce la figlia della proprietaria, Dolores Haze, chiamata anche Lolita. La ragazzina gli ricorda al primo sguardo la sua prima cotta estiva da tredicenne, Annabelle, ma purtroppo poco dopo che partirono promettendo di rivedersi, venne a sapere che lei morì per malattia. Humbert rimase come traumatizzato dalla notizia, portandosi sempre indietro nella mente l'immagine di Annabelle che cercò in tutte le sue successive relazioni, e il suo lato emotivo rimase allo stadio infantile vedendo nella ragazza tredicenne il suo modello perfetto di amore.
   Come lui dice stesso all’inizio, senza Annabelle, non ci sarebbe stata nessuna Lolita. Quando Humbert incontrò Lolita fu come vedere in lei la sua reincarnazione. Come se l'universo li avesse dato una seconda possibilità di stare insieme, e di poter esser finalmente felici questa volta. Ma egli capirà suo malgrado a caro prezzo che le cose non stavano così, e che lei non lo pensava allo stesso modo. 
  A livello di trama, si succedono una serie di eventi. Humbert sposa Charlotte per rimanere vicino a Lo, la moglie muore in un incidente, i due Humbert e Lolita partono per un viaggio in macchina attraverso l'America, e in uno di questi viaggi, ella scappa, e Humbert la cerca per anni inutilmente. Solo quando lei gli manda una lettera per chiedergli soldi, i due si rivedono. Egli scopre vive in una catapecchia miserevole, sposata con un operaio ed rimasta incinta nel frattempo, e dopo averle consegnato i soldi che aveva chiesto, le chiede di tornare indietro con lei, ma lei rifiuta. Ella allora gli confessa che era con Quilty, un regista perverso che avevano incontrato nel loro viaggio, che era scappata, ma quando capì le intenzioni di questo, scappò anche da lui. Humbert allora si dirige a casa di Quilty, e per vendicarsi, lo uccide con una rivoltella. 
  Personalmente penso che Humbert sia stato anche troppo buono e misericordioso ad averlo ucciso subito ponendo subito fine alla sua vita. Avrebbe dovuto lasciarlo sanguinare nelle sue ferite e farlo soffrire lentamente, così come il dolore lo ha divorato man mano in tutto il tempo in cui era stato privato di Lo. 
  Vi si può capire quanto Humbert amasse davvero sinceramente Lolita, mentr'essa non l'aveva mai amato, da cui semplicemente si divertiva a provacarlo maliziosamente e ad ottenere favori per sé, scappando alla fine da lui da questo rapporto in cui si sentiva costretta. Devo ammettere che li shippavo e speravo che alla fine si sarebbero rimessi insieme in un lieto fine, ma Lolita era solo una ragazzina immatura che non aveva mai provato l'amore, se non delle prime esperienze sessuali coi suoi amici del campo estivi e l'iniziale cotta per Humbert che assomigliava a un modello che conosceva, cotta adolescenziale che non si sviluppò mai in nulla di serio e di cui una volta che cominciarono ad avere un rapporto amoroso, si sentì imprigionata e soffocata. Si viene a sapere che alla fine Lolita finisce invece morta di parto poco dopo l'omicidio di Quilty e l'incarcerazione di Humbert. 
  Due film sono stati tratti dal romanzo. Io ho visto la versione di Lyne, e nonostante non abbia visto la prima versione in bianco e nero di Kubrick, posso dire che che sicuramente quella di Lyne è la migliore, anche solo per il fatto che la prima essendo stata fatta negli anni '60 in cui non solo il libro fece molto scalpore, ma a causa della società dominata da una morale buonista e bigotta dell'epoca, fu molto censurata e le parti omesse. In questo modo sicuramente non si è potuto capire a pieno il messaggio originale dell'autore togliendo una parte fondamentale della trama e della psicologia dei personaggi.
   La versione di Lyne in questo è invece più fedele al romanzo originario. Si vedono scene in cui vengono presi nell'atto sessuale e lascia intendere cosa stavano facendo, ma non mostra mai nulla di visivamente esplicito da essere considerato pornografico come venne considerato dai critici dell'epoca. E non può nemmeno essere considerato al livello di un soft porn o di Cinquanta sfumature di grigio, il quale dietro a tanta critica feroce e fumo, non si vede quasi niente nel film se non lembi di pelle e schiena ben depilate. La versione letteraria è scritta in una prosa sublime, nonstante Nabokov sia molto modesto e dice che non è pienamente soddisfatto del suo lavoro in quanto l'inglese, la lingua in cui è stato scritto e pubblicato in America, non è la sua lingua madre che è il russo. Egli infatti sottintende tutto e non dice mai niente, lasciando spazio all'immaginazione del lettore di interpretare e di completare le insinuazioni delle sue parole.
   Il libro mi ha fatto pensare molto all'argomento della pedofilia, e mi ha cambiato il modo di considerare i pedofili senza giudicarli a prescindere come dei deviati o malati mentali. Certamente Lolita non è il migliore esempio da tirare in causa, visto che appare evidente che lei non si apprestava completamente in modo volontario alla relazione con Humbert, ma nel caso i due, un adulto e una ragazzina, provino un'attrazione spontanea senza costrizioni alcuna, è davvero esso un crimine tanto grave da meritare addirrittura la castrazione o la pena capitale come molti propongono? Chi è che ha il potere di decidere dove finisce il confine tra l'amore e la perversione?


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